Castel San Niccolò è un paese di pietra, e il paese della pietra. La tradizione millenaria della lavorazione di questa materia viva, qui trova la sua culla. Così è nata anche la Mostra della Pietra lavorata una manifestazione che, ad anni alternati, mette in mostra realmente il meglio di questa lavorazione sia interna che proveniente da tutta Italia. Maestri scalpellini da generazioni, gli abitanti di Strada, oggi mantengono viva questa tradizione passandola in eredità ai giovani.
Oltre al castello che domina dall’alto il paese di Strada, quasi soggiogandolo con una presenza sinistra, da visitare assolutamente i borghi di Pagliericcio - con il Mulino Grifoni e la magia delle macine di pietra con le quali ancora viene fatta la farina da grani locali – e il paese di Cetica e dintorni luoghi in cui è stata riscoperta la coltivazione della perla rossa, ossia la patata di Cetica. Un paese da favola con il suo Ecomuseo del carbonaio, i suoi percorsi del gusto e le sue festività legate alla patata e ai sapori casentinesi”. Nelle strade silenziose spesso si sentono risuonare i ritmi metallici delle mazze e degli scalpelli che tolgono dal crudo sasso, un’idea. Paesi belli e romantici, misteriosi e giocondi sono quelli del comune di Castel San Niccolò.
CENTRO STORICO
CENTRO STORICO
Castel San Niccolò è dominato da un maniero che mette paura, la vista che invece ci dona la sua posizione dominante è qualcosa di imperdibile. Il castello ha preso nome dal santo cui è intitolata la sua chiesa, ma il poggio su cui sorge si chiamava anticamente Ghianzuolo. Più che la storia, quando parliamo del castello di Castel San Niccolò, ad imporsi sono il mito e la leggenda. Si racconta, infatti, che il poggio di Ghianzuolo fosse abitato dai diavoli che impedivano di costruire il castello; fu tentato più volte di esorcizzare il luogo, ma inutilmente, finchè, grazie ad una reliquia di San Niccolò, Satana fu cacciato, liberando il poggio dalle presenze infere e potendo edificare il castello. A testimonianza della cacciata dei diavoli ancora oggi si può vedere il segno impresso nella roccia conosciuto come “impronta del diavolo”. Il castello ha la particolarità di una torre con l’orologio. Porta di accesso al borgo antico, all’interno della quale si trovava una campana fusa nel 1515 e ora custodita nel palazzo comunale di Strada. Sempre all’interno del borgo si trova una cappella in cui si trova un crocifisso affrescato entro una nicchia, con ai lati la Madonna e San Giovanni dove si legge la data del 1439. Narra la leggenda che il Crocifisso sia stato dipinto, per ringraziamento della liberazione dal giogo del conte Galeotto, su un’analoga opera fatta da un prigioniero, condannato a morte, che trascorse nella cappella i suoi ultimi giorni in attesa del supplizio. Il condannato avrebbe preso coscienza dei suoi misfatti e si sarebbe pentito, manifestando tale pentimento dipingendo un Cristo crocifisso con la mollica del pane che gli veniva dato in pasto venuto il momento del supplizio, furono gli stessi parenti delle persone uccise che chiesero la sua grazia, tanto era stato profondo il suo pentimento e la sua conversione. Per questo il crocifisso - anche quello che oggi si vede - è creduto miracoloso.
La piazza del paese è molto particolare e non è facile dimenticarla. Gran parte dello spazio è occupato da una bellissima loggia, un edificio di antico impianto costruito in pietra locale che serviva da mercato. Le cinque campate con archi a tutto sesto, infatti, proteggevano dal maltempo i venditori. Sempre in piazza Matteotti si erge l’imponente facciata del Palazzo Vettori-Tommasi del tardo Cinquecento.
COSA VEDERE
COSA VEDERE
Il viaggio nel territorio di Castel San Niccolò lo iniziamo da Borgo alla Collina, il paesino che ogni viaggiatore che proviene da Firenze, incontra scendendo dalla Consuma. Ma il motivo è anche un altro e risiede nel fatto che in questo luogo è nato un uomo molto importante, che fu segretario della Repubblica fiorentina, precettore di Lorenzo dei Medici e membro di quel famoso gruppo mediceo di filosofi e umanisti e uno dei più raffinati commentatori della Divina Commedia: Cristoforo Landino. La sua salma, incorrotta nel tempo, si trova nella chiesa del paese.
Non molto lontano dalla piazza principale, lungo le residue mura castellane, si apre la Porta di Orgi, che insieme all'Arco sotto il Castello rappresentano le uniche due porte rimaste delle quattro d’un tempo. Dalla Porta di Orgi tramite strada campestre, si giunge in prossimità del fiume Arno all’Oratorio di Sant’Agata di Orgi (sec. X), rimaneggiato nel XVI sec., con all’interno il Cristo di Orgi, crocefisso portato in processione un tempo in occasione di avversità legate al mondo agreste. Qui si trova la pace, tra i prati, i due monaci rimasti che studiano la parola di Dio e la chiesetta antica, dedicata a Sant’Agata ossia la santa protettrice delle donne in attesa e dell’agricoltura. Per questo, il luogo è meta di pellegrinaggio di donne che portano dentro un messaggio di speranza, di vita, creature in diretto contatto con Dio, le sfere celesti e la natura stessa.
Questi luoghi sono gravidi di leggende, di spiritualità e di storia, che si è stratificata per poi essere stata nascosta, ma non cancellata. Solo ripercorrendo queste strade, calcando la terra di questi luoghi, è possibile scoprire messaggi che altri, prima di noi, hanno lasciato perché qualcuno li raccogliesse.
Sotto Borgo alla Collina giace la cittadina di Strada in Casentino, controllata dalla cupa torre di Castel San Niccolò abbarbicato sul fianco della montagna. Strada o Vado ( come un tempo veniva chiamato il paese in senso di “guado”, passaggio), è il paese della pietra e non sarà difficile capirlo. Questa materia imperitura, figlia delle viscere della terra, si trova ovunque e tutto sembra estrapolato da essa, come forma pura dall’informe. Il viaggio in questo paese è un viaggio attraverso lastricati, capitelli logge, è un viaggio sulla pietra e dentro di essa. Da questo paese di valenti scalpellini, nasce “La Mostra della Pietra Lavorata”, un evento con cadenza biennale che si tiene nel centro del paese per una decina di giorni nella seconda metà di Agosto.
Da visitare assolutamente la Pieve di San Martino a Vado che si trova all’inizio della strada alberata che porta al centro del paese. E’ una delle chiese romaniche più importanti della valle e viene citata per la prima volta nel 1028. Di notevole interesse sono i capitelli romanici che ornano le colonne monolitiche; opera di maestranze lombarde, sono riferibili al XII secolo. Come per Romena, la scansione delle sculture che ornano i capitelli è un racconto in pietra la cui interpretazione è ancora incerta. Lasciato San Martino a Vado e raggiunta Piazza Piave si può salire al Seminario di Strada oggi sede del ECOMUSEO della pietra lavorata.
La località di Cetica, che si trova sempre nel comune di Castel San Niccolò, merita una menzione a parte. Da Castel San Niccolò per salire nel piccolo centro montano di Cetica, innanzi tutto, è meritevole di un’attenta visita, l’antico mulino a pietra dei Fratelli Grifoni. Non sono molti in Italia i mulini ad acqua che possono vantare oltre cinquecento anni di ininterrotta attività: la tutt'oggi proprietaria famiglia Grifoni acquistò il Mulino dalla Comunità di Castel San Niccolò nel 1696 - data riportata nell'architrave dell'ingresso - ma documenti ben più antichi testimoniano che già da secoli in quell'edificio veniva praticata l'arte della macinatura dei cereali. Da queste antiche mole escono ancora oggi diversi tipi di farina, sia di frumento che di altri cereali, e nel periodo che va da novembre a gennaio viene prodotta anche la farina di castagne.
Il Mulino si può visitare ogni momento dell’anno, vista che la famiglia Grifoni vive lì e si possono acquistare anche farine di ogni tipo: un tuffo in fragranze e sapori di cui purtroppo abbiamo perduto quasi il gusto. Cetica è un piccolo paese da godere per la sua bellezza di luogo sperduto eppure vivo: grazie alla patata rossa di Cetica, la comunità ha ritrovato forze spontanee e capacità creative oltre che una piccola nicchia di produzione di questa pepita dei sapori. Si possono visitare l’Ecomuseo del carbonaio, le installazioni delle vere carbonaie riprodotte per le visite delle scuole e dei turisti, la Scuola dei sapori dove ogni anno si realizzano feste che ruotano intorno alla cucina tipica e ai prodotti di qualità. Non lontano dal paese alle pendici del Pratomagno si trovano i Bagni di Cetica. Oltre all’albergo e al ristorante vi si trova una sorta di stabilimento termale con vasche riempite di acqua freddissima dove avvengono da secoli le abluzioni risanatrici. Ci sono centinaia di racconti di guarigioni miracolose. Questo perché la leggenda narra che in questa località convenissero in un’epoca indeterminata. Due santi uomini come Giovanni Gualberto proveniente da Vallombrosa e Romualdo da Camaldoli. I due santi si sarebbero incontrati alla sorgente della Ferraggine. I santi lodarono Dio e benedissero le acque di questa sorgente. Ogni anno centinaia di turisti sono richiamati dalla santità di queste acque che, si dice, guariscano moltissime malattie della pelle, i dolori, il cosiddetto mal della pietra, risanano il fegato e la milza e alle donne donano ridonano il colore vermiglio alla pelle. Provare per credere.
INFORMAZIONI
INFORMAZIONI
Comune di Castel San Niccolò
Piazza Piave, 39 – 52018, Castel San Niccolò (Arezzo)
Tel. 0575 571001 - Fax 0575 571026
www.comune.castel-san-niccolo.ar.it
Email: castelsanniccol@casentino.toscana.it